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Massimo Gacci ci porta a riflettere sulla spinta che le imprese individuali stanno dando all'economia statunitense e le confronta con la necessità sentita da noi in Italia di abbandonare lo slogan di piccolo è bello.
Ci cita il libro di Seth Godin, un microimprenditore che con "Small is the new Big" ci racconta il tessuto dei 20 milioni di microimprese americane senza dipendenti.
E' la scoperta del popolo delle partite iva tanto caro al nostro nord est in salsa yankee.
In salsa yankee vuol dire saper gestire le nuove tecnologie e lavorare in rete per offrire non solo servizi professionali ma anche sviluppo e distribuzione di prodotti con una logica spinta di outsourcing e di imprese a rete, cosa che il nostro Rullani ci racconta oramai da almeno vent'anni.
Ci cita il libro di Seth Godin, un microimprenditore che con "Small is the new Big" ci racconta il tessuto dei 20 milioni di microimprese americane senza dipendenti.
E' la scoperta del popolo delle partite iva tanto caro al nostro nord est in salsa yankee.
In salsa yankee vuol dire saper gestire le nuove tecnologie e lavorare in rete per offrire non solo servizi professionali ma anche sviluppo e distribuzione di prodotti con una logica spinta di outsourcing e di imprese a rete, cosa che il nostro Rullani ci racconta oramai da almeno vent'anni.
Quello che possiamo però portarci a casa è di rivedere anche noi questo modello, dove le aziende piccolo devono diventare medie, quelle medie devono diventare grandi, trovando nei professionisti autonomi quei servizi che permettono loro di crescere senza irrigidirsi in strutture troppi vincolanti.
Nuovi modelli organizzativi dove la centralità dell'azienda non sarà più data dalle competenze tecniche, neanche quelle core su cui ci hanno detto di dover focalizzarci, anche quelle si possono acquisire o integrare in modo più o meno captive, ma una logica di goverso di reti distribuite di governo della filiera non solo logistica ma anche professionale.
Buon lavoro!
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